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Androclo e il leone: come uno schiavo fuggitivo salvò la vita a un felino ferito



Splendidi orecchini pendenti in oro giallo con una straordinaria pasta vitrea di un blu intenso e meraviglioso - un gioiello semplicemente bellissimo che rappresenta la scena di Androclo che toglie la spina dalla zampa del leone. L'orecchino è chiuso da una tradizionale monachella che lo rende facile da indossare tutti i giorni.




www.italian Androclo e il leone



Descrizione: Androclo era un giovane schiavo destinato a morte certa, per mano degli animali feroci che avrebbe dovuto affrontare a mani nude nel Circo Massimo. Il ragazzo invece riuscì a salvarsi, riacquistando la libertà, perché il leone che doveva combattere gli si prostrò ai piedi, leccandogli le mani in segno di riconoscenza (era lo stesso leone a cui aveva tolto la spina dalla zampa molto tempo prima)


grande scultura in ceramica policroma raffigurante: "Androclo ed il leone" (Androclo, giovane pastore, incontra un leone ferito da una spina e gliela toglie: Alcuni mesi dopo, il pastore viene catturato e messo nella gabbia del leone, ma quest'ultimo, riconoscendo il suo benefattore, anzichè sbranarlo, si siede docilmente accanto a lui.........)


Per Leone di San Marco, o Leone Marciano, si intende la rappresentazione simbolica dell'evangelista Marco, raffigurato in forma di leone alato. Altri elementi in varie combinazioni presenti sono l'aureola sul capo e un libro tra le zampe.


La rappresentazione di san Marco in forma di leone è tipica dell'esegesi patristica e dell'iconografia cristiana e deriva dalle visioni profetiche contenute nel versetto dell'Apocalisse di san Giovanni 4, 7[1]. Il leone è infatti uno dei quattro esseri viventi descritti nel libro come posti attorno al trono dell'Onnipotente e intenti a cantarne le lodi, poi scelti come simboli dei quattro evangelisti. In precedenza questi "esseri" erano stati descritti dal profeta Ezechiele nel suo libro contenuto nella Bibbia ebraica. Il leone è associato a Marco in funzione delle parole con le quali comincia il suo Vangelo in riferimento a san Giovanni Battista:


Il Battista vestiva nell'immaginario cristiano una pelle di leone (nonostante il Vangelo secondo Marco riporti che vestisse peli di cammello) e la frase evangelica della voce che grida nel deserto richiamava l'idea di un ruggito nel deserto.


Il legame del leone di San Marco con Venezia deriva da un'antichissima tradizione secondo la quale un angelo in forma di leone alato avrebbe rivolto al Santo, naufrago nelle lagune, la frase: Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum[2] (Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo) preannunciandogli che in quelle terre avrebbe trovato un giorno riposo e venerazione il suo corpo. Il libro, spesso erroneamente associato al Vangelo, ripropone proprio le parole di benvenuto del leone e, nella maggior parte delle rappresentazioni veneziane, si presenta aperto recando solitamente la scritta latina PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEVS.


Tuttavia tali interpretazioni non sono universalmente accettate in quanto la Serenissima non codificò mai i propri simboli rappresentati in modo assai vario. Rare, ma presenti, sono anche raffigurazioni del leone privo sia del libro, sia della spada, sia talvolta dell'aureola (soprattutto nella rappresentazione statuaria).


Non rare le raffigurazioni in cui il leone poggia le zampe anteriori su una terra in cui spesso compare anche una città turrita e quelle posteriori sull'acqua: tale particolare rappresentazione intendeva indicare il saldo potere di Venezia sulla terra e sul mare[5].


Durante il dominio francese il leone marciano era rappresentato con il berretto frigio su sfondo celeste, all'interno dello stemma del Regno d'Italia (1805-1814). In quegli anni il Comitato di salute pubblica, organo della Municipalità di Venezia, lamentando la pesante situazione politica della città, istituì una Giunta Criminale per avviare la repressione del dissenso e decretò la pena di morte per chiunque avesse pronunciato l'antico motto "Viva san Marco!"; inoltre, centinaia di leoni alati e sculture raffiguranti la Repubblica di Venezia vennero distrutti.


Ai piedi del monumento equestre a Vittorio Emanuele II (realizzato da Ettore Ferrari nel 1887) situato in Riva degli Schiavoni, il leone marciano ruggente, posto davanti alla personificazione dell'Italia, posa simbolicamente la zampa anteriore sinistra su una lapide con i risultati del plebiscito del Veneto del 1866 (che sancì l'unificazione delle province venete al Regno d'Italia), posta a sua volta sul libro che reca la tradizionale scritta "Pax tibi Marce, evangelista meus".[7]


Nell'esercito collaborazionista della Repubblica Sociale Italiana, i soldati del 1º Reggimento "San Marco", poi disciolto nella Xª Flottiglia MAS, portavano sulle mostrine il leone andante con il libro alzato e chiuso e alla base il motto latino Iterum rudit leo ('Il leone ruggisce ancora').


Il simbolo del Reggimento lagunari "Serenissima" della Repubblica Italiana (detto "MAO", 'Mostrina Avambraccio Ordinaria', in quanto viene portato sull'avambraccio delle uniformi dei lagunari) rappresenta un leone di San Marco in moleca nella sua versione popolarmente detta "da guerra" (quindi libro chiuso e spada alzata), a cui fanno da cornice un'ancora e due fucili.


La più capillare "leontoclastìa" mai verificatasi nella storia rimane dunque quella operata dai franco-giacobini di Napoleone Bonaparte nel 1797, all'indomani della sollevazione legittimista delle Pasque Veronesi.[12] Nell'ex-dominio di Terraferma, le municipalità giacobine filofrancesi imponevano alle famiglie nobiliari di abbattere o scalpellare dai rispettivi palazzi e a proprie spese i rispettivi emblemi; così a Verona, fra maggio e giugno del 1797,[13] ma anche in altre città in Veneto e nella Lombardia veneta. Nella sola città lagunare, circa mille leoni esterni agli edifici (salvo alcuni dentro il Palazzo Ducale e quelli dentro le chiese, che furono risparmiati) furono abbattuti da squadre di tagliapietre incaricati dalla municipalità democratica che, con decreti del 29 maggio e del 24 luglio 1797, aveva ordinato di abbatterli o scalpellarli.[14] In terraferma veneta ascendono ad almeno quattromila, tra grandi e piccoli, gli esemplari marciani danneggiati o totalmente distrutti. Si infierì naturalmente sugli emblemi delle porte civiche, delle mura, degli edifici pubblici e privati e in primo luogo su quelli svettanti dalle colonne.[15]


Nuove ondate di distruzione di leoni marciani si ebbero alla fine del XIX secolo da parte di croati del Litorale austriaco, quale reazione al nazionalismo italiano e all'irredentismo che si stava diffondendo nelle comunità italiane d'Istria e Dalmazia, poi nel 1932-1933, dopo la caduta del fascismo e l'8 settembre 1943 fino al 1945, e infine a Zara nel 1953, nella Jugoslavia socialista del maresciallo Tito. Da parte slava si vedeva nel leone marciano non più il simbolo di Venezia o dell'evangelista, ma quello del nazionalismo italiano, che lo aveva strumentalizzato per fini propagandistici; durante la seconda guerra mondiale, paradossalmente, gli ustascia filonazisti e i partigiani comunisti erano accomunati dall'opera di devastazione dei leoni di San Marco e di altri monumenti storici e artistici di grande valore[16].


Il più antico gonfalone e simbolo di Venezia era probabilmente costituito da una croce dorata in campo azzurro (i colori dell'Impero Bizantino, di cui la città faceva formalmente parte). Fino al IX secolo il protettore di Venezia fu San Teodoro di Amasea poi affiancato e sostituito nel XIII secolo da San Marco durante le guerre contro la Repubblica di Genova, in quanto gli stendardi raffiguranti san Teodoro e San Giorgio erano estremamente simili ed ingannavano i marinai. Sulle navi era molto usata l'impresa della Repubblica, una bandiera azzurra raffigurante il leone di San Marco con spada e libro dorato, la bandiera veniva usata per invocare la protezione del santo[17].


Le prime raffigurazioni di san Marco in forma di leone alato sembra fossero adottate nel 1261[18], quando con la caduta dell'Impero Latino Venezia strinse maggiori rapporti con l'Egitto, terra il cui sultano, Baybars, innalzava un leone andante quale stemma, e il porto di Alessandria d'Egitto, città di cui il santo era stato primo vescovo. In quest'epoca la raffigurazione preminente era quella del leone in moleca.


Venne inoltre utilizzato per la bandiera delle Isole Ionie, antico possedimento veneziano, sotto protettorato russo-turco come Repubblica delle Sette Isole Unite (1800-1807 e 1815-1817) e successivamente come protettorato inglese come Stati Uniti delle Isole Ionie (1817-1864). Nella bandiera di questi due stati il leone reggeva una Bibbia chiusa su sette frecce che simboleggiavano le sette isole (Corfù, Cefalonia, Zante, Santa Maura, Itaca, Cerigo e Paxos). Nella bandiera degli Stati Uniti delle Isole Ionie venne aggiunta nel cantone la Union Flag britannica[20]. 2ff7e9595c


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